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Primo classificato "Trofeo Monterosi d'Argento 2018" Il corpo di una giovane donna viene trovato in un canale. Viene individuato un colpevole, ma il commissario Spina non è convinto della sua colpevolezza e continua ad indagare con l'aiuto prezioso di Barbara R. giornalista free-lance. La verità riaffiorerà e sarà amara. Un'indagine tra la brughiera lombarda, i vecchi agglomerati industriali, le nuove mafie e la drammatica situazione dei profughi africani. Dalla prefazione di Alberto Ramundo: Il romanzo di Luigi è una storia scritta con gentilezza, ma con mano ferma ed emozioni decise. Le descrizioni che Luigi ci dona sono coinvolgenti: quella della natura lascia chi legge, con i colori e con gli odori; viaggiare in quelle cascine, in quel fango, dove la sensazione è forte, sembra di ascoltare il vento e di bagnarsi con la pioggia. Anche i personaggi sono raccontati con maestria, a partire da Leonardo Spina - il commissario - con il suo velo di nostalgia e Barbara: la giornalista, bella e intelligente.
Non ho navigato i sette mari comincia con una bellissima dichiarazione d'amore alla scrittura, della sua imprescindibilità nelle vite. Almeno nella vita di Luigi. E in un verso è condensata sia la potenza della 'grande domanda', sia l'ambiguità e il mistero che la pervade: "del non sapere se esiste e dove diavolo sia Dio". Luigi è il cantore dei silenzi e delle nostalgie: "resta una poesia da ricomporre / e nostalgia di silenzio". Scrive per "scoprire se esisto" e racconta la centralità di chi sta ai margini. Luigi raccoglie i cocci di un mondo che si sta sgretolando e li ricompone nelle sue poesie - mosaico di parole -, che prende la forma delle sue malinconie mai rassegnate, ma consegnate in dono a noi lettori. Dalla presentazione di Paolo Vachino
I contorni dei volti, la luce dei paesaggi, prendono forma con l'incedere della lettura dei versi. Intrisi di pacatezza e mai di rassegnazione. Pieni di entusiastica nostalgia. Sgorga leggera la pienezza di un vissuto che diventa vita attraverso lo scongelamento provocato dallo stupore del poeta, che riassapora lontani tepori d'infanzia, anche e soprattutto non sua, raccontata proprio come un'arcana profezia, in cui sono già inscritti i movimenti dell'adultità a venire; in cui c'è già tutto l'avvenire. (dalla prefazione di Paolo Vachino) "Maffezzoli è un uomo sincero, innanzitutto con un senso di malinconia che lo pervade e che cerca nella poesia, anche osando momenti di intensità espressiva quasi declamatoria, la chiarezza delle ombre che lo vengono a visitare. Non chiede alla poesia soluzioni né consolazioni." Davide Rondoni
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