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Ancora fanciullo, il conte Euridanio di Villalta era solito trascorrere le giornate "lui, figlio del potente e inflessibile conte Giovanni" assieme a un gruppo di ragazzi cenciosi che, inorgogliti dal suo interesse, lo fecero entrare nella loro fratellanza, la famiglia del Firri. Aspettando Madrefiumara, "regina delle acque e degli alberi", e auspicando di emulare la natura della rosa canina, "tra le spine far nascere fi ori", essi crebbero e maturarono, passando attraverso le prove che la vita aveva riservato. Alcuni caddero. Altri seguirono il proprio destino. Ma "la notte finisce così: come finiscono le cose", e allora Euridanio abbandona il palazzo del padre e va a vivere per sempre sul suo Aspromonte, da solo. Soltanto così potrà comprendere i sentimenti e l'essenza degli uomini. Marcello Borgese dà vita a una storia affascinante, ricca di una saggezza evocativa del senso costante che, al di sopra delle mutevoli vicende umane, scandisce l'ordine sereno dell'essere.
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