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Che strana idea quella di mettersi a scrivere dopo i "quaranta". Chissà perché non ho avuto l'input da ragazzo, quando a scuola, i professori, dicevano che i miei temi erano talmente preziosi che li avrei dovuti custodire in banca. Nel frattempo sono passati trent'anni, e quasi per gioco ho cominciato a comporre. Trovo divertente passare le mie notti insonni creando storielle, pensieri, piccoli racconti in rima (ho un debole per la rima baciata, anche se a volte può sembrare stucchevole) e non, poesie (o meglio, chiamiamole "poe" per distinguerle da quelle "vere") che fino a qualche minuto prima di essere stese non sarei nemmeno riuscito ad immaginare. Nascono da una frase, da una parola, da un fatto che mi ha colpito, quasi fossi assistito per magia dalla musa, le vedo prendere forma e materializzarsi sullo schermo del pc come tessere di un mosaico che si vanno ad incastrare. Noncurante del parere degli esteti, mi ritengo un graffitaro della parola, un naif della tastiera, un giocoliere della narrazione, un anarchico della scrittura...
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