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Dal primitivo troglodita al futuro uomo bionico e ipertecnologizzato, la felicità attraversa l¿esistenza come un bisogno fondamentale. Come realizzarla nel dedalo delle possibilità? Non è un ¿usa e gettä, né va consumata a tutti i costi entro un certo periodo, come un prodotto alimentare con data di scadenza, né è assimilabile a quella evanescente e illusoria de Il sabato del villaggio di leopardiana memoria. Occorre avere solide basi, se vogliamo intercettare la felicità di qualità e non un suo surrogato, o una sua deformante imitazione. La vera gioia nasce da una buona relazione di persone che condividono sogni e speranze, fatiche e insuccessi, disposte a unire menti e cuori. Non bisogna dare credito alla nefasta e cancerogena equazione ¿più possesso = più felicità¿, che già tante vittime ha immolato sull¿altare dell¿illusione. Solo le persone, non le cose, possono regalare piena soddisfazione e far sentire realizzata la propria vita. La gioia non è una fortuna o un lampo di genio, ma una virtù che va ricercata, coltivata, costruita relazionandosi bene con le persone. Se, poi, una di queste è Dio, allora ¿si tocca il cielo¿.
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