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Il 20 ottobre 1854 nasceva a Charleville, Arthur Rimbaud, poeta maledetto per antonomasia, passò come una meteora su questa terra (morì a soli 37 anni), e in brevissimo tempo entrò con forza nella scena intellettuale francese. Iniziò a scrivere poesie a 15 anni, mostrando già in giovane età la sua intenzione di fare a pezzi ogni convenzione sociale e letteraria. Ribelle, anticonformista, scanzonato e sovversivo inorridì la borghesia, derise la morale cattolica, e la scandalizzò con la sua vita di eccessi, intraprese una relazione accesissima con il poeta Paul Verlaine, la quale fece discutere non poco, sperimentò il carcere e calpestò la terra di mezza Europa. Senza dare spiegazioni a 20 anni lasciò la vita letteraria, e si recò in Africa tra climi sperduti e soffocanti, divenne commerciante di armi e pelli. La malattia (un tumore alla gamba) gli impedì di portare avanti la sua vita errabonda e lo costrinse a tornare in Francia dove morì il 10 novembre 1891. Da allora il mito del ragazzo ribelle e tormentato non smette di affascinare, e il suo grido di rivolta contro tutto e tutti continua a riecheggiare, soprattutto tra i giovani, i quali grazie alla sua figura ritrovano qualcosa per cui vale la pena combattere: abbattere ogni tipo di restrizione e creare qualcosa di nuovo, qualcosa che renda veramente liberi.
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