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In questo racconto geniale e crudele dello scrittore francese Villiers de L'Isle-Adam, ad un rabbino imprigionato dall'Inquisizione spagnola viene fatto credere dai suoi carnefici, il giorno prima dell'esecuzione, che la porta della sua cella è stata lasciata, per incredibile dimenticanza, aperta. Dapprima incredulo, poi sempre più speranzoso e al tempo stesso torturato dalla speranza, il rabbino esce dalla cella e si muove attraverso le stanze della prigione fino a quando, proprio sull'ultima soglia, l'inquisitore non gli sbarra il passo serrandolo in un abbraccio con aria di dolce rimprovero. Così il povero rabbino comprende che è stato tutto un gioco, l'ultimo, il più beffardo e atroce; che gli hanno fatto balenare dinanzi agli occhi il fantasma della libertà solo per torturarlo con l'assurda speranza anziché con le tenaglie o la corda.Auguste de Villiers de L'Isle-Adam, nome completo Jean-Marie-Mathias-Philippe-Auguste, conte de Villiers de L'Isle-Adam è stato uno scrittore e commediografo francese. Mathias per la famiglia, Villiers per gli amici, firmò le sue opere con il nome Auguste. Era discendente diretto del maresciallo Jean de Villiers, Gran Maestro dell'ordine di Rodi (diventato in seguito ordine di Malta) dal 1288 al 1294 e viceré di Cipro durante il regno dei Lusignano, e con questo titolo pretendente al trono di Grecia. Ciò non esulò questo scrittore dal condurre una vita misera e scapigliata.
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