About Vite precarie: I poteri del lutto e della violenza
Come si vive dopo l'11 settembre? Quali conseguenze per le vite private e per le libertà individuali? Opponendosi all'uso della violenza come risposta al lutto collettivo, Judith Butlersostiene che la posizione di privilegio del mondo occidentale ci consente di immaginare unmondo in cui l'interdipendenza tra i popoli e gli individui divenga la base di una comunitàpolitica globale. "Ciascuno di noi in parte è politicamente costituito dalla vulnerabilità socialedel proprio corpo - dice Butler - in quanto luogo del desiderio e della vulnerabilità fisica, luogodi una dimensione pubblica a un tempo esposta e assertiva". La filosofa americana sostieneun'etica non violenta, fondata sulla consapevolezza della vulnerabilità e precarietà della vitaumana, e ci mostra come una più profonda comprensione del significato del lutto e dellaviolenza possa invece condurci verso nuove forme di solidarietà e giustizia globale.Judith Butler (Cleveland, 1956) insegna Letterature comparate e Retorica all'Universitàdi Berkeley (California) dove è anche co-direttrice del programma di Critical Theory. Libriquali Questione di genere e La rivendicazione di Antigone sono presto diventati dei classicidel femminismo internazionale nei quali Butler capovolge il concetto di corpo sessuatoconsiderato non come dato biologico ma come costruzione culturale.Il testo di Judith Butler che qui presentiamo in una nuova edizione, leggermente modificata rispetto alla precedente, appartiene a pieno titolo a questa nuova tendenza degli studi femministi, ed anzi è il capostipite di una precisa modalità di fare politica femminista. Esso infatti declina in modo innovativo le riflessioni relative al gender, alla sessualità, alla vivibilità di corpi e desideri, intrecciando il lessico della riflessione femminista e queer con quello proprio della riflessione politica mainstream. Guerra e violenza, in altre parole, sono interrogate a partire dall'insolita prospettiva del dolore e della perdita. Quando uscì nel 2004 negli Stati Uniti, e poco dopo anche in Italia, Precarious Life fu subito molto letto e apprezzato. Con una certa dose di audacia intellettuale il testo infatti presentava una lettura del post 11 settembre che si discostava sia dalla superficialità dei resoconti giornalistici sia dalla specificità delle produzioni accademiche. Con sapiente capacità comunicativa, esso tentava di parlare ad una audience più vasta delle solite ristrette cerchie intellettuali e allo stesso tempo non rinunciava ad affrontare con profondità filosofica questioni che in genere i pubblici dei media di massa non sono abituati a frequentare. (dall'introduzione di Olivia Guaraldo)
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